martedì 17 giugno 2008

Il caffe' allunga la vita. Fino a 6 tazzine al giorno diminuiscono i rischi di malattie cardiache e tumori soprattutto nelle donne

Il caffe' allunga la vita. Lo rivela uno studio statunitense pubblicato sugli Annals of Internal Medicine. Fino a sei tazzine al giorno, assicurano i ricercatori Usa assoldati dai National Institutesof Health, contribuiscono a proteggere il cuore. "Non e' vero - dicono- che il caffe', con o senza caffeina, aumenti le probabilita' di morire. Ma anzi allunga la vita sia agli uomini che alle donne", sostiene l'equipe coordinata da Esther Lopez-Garcia, che ha analizzatoi dati su 84.214 donne e 41.736 uomini. Tutti, all'inizio del big-study, senza malattie cardiache o cancro, e seguiti dal 1980 fino al 2004. Numeri alla mano, i ricercatori hanno verificato che gli effettisi dispiegano con maggiore evidenza nelle donne. Se bevono due-tre tazze di caffe' al giorno, le amanti di questa bevanda si vedono ridurre del 25% le probabilita' di morire di malattie cardiache, rispetto a quante non bevono affatto caffe'. E le tazzine svelano anche un effetto protettivo contro altre malattie, riducendo in generel'incidenza della mortalita' del 18%. Per gli uomini lo stesso dosaggio di caffe', invece, non sposta le probabilita' di malattie delcuore, tumori o altro. Quindi non fa ne' bene ne' male. Ciascun partecipante allo studio durante il lungo periodo di osservazione ha compilato, con scadenza regolare, un questionario in cui venivano annotate le proprie abitudini: quanto caffe' veniva consumato, ma anche il tipo di regime alimentare seguito, l'abitudine o meno al fumo e altri possibili comportamenti che possano incidere sullo stato di salute. Una volta scorporati i dati dalle possibili influenze di altri fattori di rischio, e' quindi emerso che il caffe' rappresenta un fattore protettivo o tutt'al piu' 'neutro'. "Ma di certo non peggiorativo dello stato di salute o dei rischidi decesso, come invece spesso e' stato detto", sottolineano gli scienziati, per i quali dietro all'effetto-caffe' non ci sarebbe pero'uno degli ingredienti caratteristici della bevanda, cioe' la caffeina,perche' i medesimi effetti benefici si riscontrano sia che si beva la bevanda tradizionale, che quella decaffeinata. Resta dunque ancora da accertare perche' qualche tazzina al giorno non faccia male, anzi.

martedì 10 giugno 2008

Cannabis: uso frequente 'restringe' aree cervello di memoria ed emozioni

Fumare troppo spesso marijuana fa 'restringere' il cervello. Questo l'allarme dei ricercatori australiani dell'università di Melbourne, secondo cui un uso frequente e prolungato della cannabis determina un vero e proprio restringimento di alcune aree cerebrali. E in particolar modo quelle deputate alla memoria, alle emozioni e l'aggressività. La scoperta è arrivata confrontando le immagini della Risonanza magnetica ad alta risoluzione scattate al cervello di 15 fumatori abituali di marijuana, che hanno consumato almeno 5 spinelli al giorno per 10 anni, e di altre persone che non avevano mai fatto uso di cannabis. In particolare, l'ippocampo, la 'centrale' della memoria e delle sensazioni, è risultato più piccolo in media del 12%. Mentre l'amigdala che 'gestisce' rabbia e aggressività aveva un volume inferiore del 7,1%. Siccome i consumatori di marijuana erano tutti bevitori di alcol moderati, e non avevano fatto uso di altre sostanze stupefacenti oltre le 10 volte nei 10 anni presi in considerazione, "gli effetti sul cervello sono da imputare direttamente alla cannabis", sentenziano gli scienziati, autori di uno studio pubblicato sugli Archives of General Psychiatry. E le conseguenze del restringimento cerebrale sono state certificate, dai ricercatori, attraverso dei test sulla memoria che hanno dimostrato come i fumatori di cannabis abbiano una memoria a breve e lungo termine peggiore degli altri. "Nonostante il campione di consumatori di marijuana avesse un'età media di 39 anni, le performance della memoria erano quelle di 55-60enni", spiega il coordinatore dello studio, Murat Yucel. Ma c'è di più, avverte lo psichiatra: "queste persone sono maggiormente predisposte a sintomi psicotici come paranoia o isolamento sociale". E per chiarire maggiormente la relazione diretta tra fumo di cannabis e conseguenze sul volume cerebrale, gli scienziati sottolineano che "tanto più si consuma marijuana, maggiore sarà l'effetto di restringimento del cervello".

Tumori: l'esperta, occhio a dieta nemica del seno

E' ricca di burro, carboidrati (pane e pasta), grassi animali e zuccheri raffinati la dieta nemica del seno. "Tutti alimenti che fanno salire l'indice glicemico e che sono ormai collegati a un aumento del rischio di tumore". Lo spiega Daniela Terribile, chirurgo senologo del Policlinico Gemelli di Roma, che racconta all'ADNKRONOS SALUTE come queste supposizioni siano state confermate dall'osservazione di ciò che accade alle donne di origine orientale, trapiantate in Occidente. "E' noto che le asiatiche sono meno colpite dal cancro al seno. Ma quando si trasferiscono nei Paesi occidentali - prosegue la specialista - la situazione cambia". Tanto che le loro figlie perdono lo 'scudo' materno. "L'incidenza di cancro al seno nelle generazioni successive - prosegue il chirurgo - è analoga a quella che si registra tra le occidentali. Questo ci ha fatto pensare a un ruolo chiave dello stile di vita, e in particolare delle abitudini alimentari". Non a caso, prosegue l'esperta, anche guardando alla Penisola i numeri del cancro al seno sono diversi da Nord a Sud. "Nel Settentrione, dove la dieta è più ricca di burro e grassi animali, le donne sono più colpite da questo tumore rispetto al Meridione, più 'affezionato' a olio extravergine d'oliva e pesce". In generale, secondo l'esperta, "il menù amico del cuore si rivela alleato anche del seno. Gli alimenti da limitare sono gli stessi potenzialmente dannosi per la salute cardiovascolare". Ma l'esperta suggerisce alle donne di tutte le età di seguire uno stile di vita attivo. "Concedersi delle pause all'aria aperta e fare esercizio con regolarità è utile contro lo stress, ma anche per la salute del seno", assicura. Infine, occhio all'alimentazione 'all'americana', a base di hamburger e patatine fritte, che ha conquistato le giovani generazioni del Belpaese. "Gli effetti sulla salute, anche quella del seno, rischiano di farsi sentire nei prossimi 10 anni", ammonisce.

Salute: broccoli nel piatto per ossa sane, grazie a vitamina K

Broccoli panacea di salute. Non solo rappresentano uno degli alimenti con maggiori proprietà anticancro, ma ora si dimostrano amici anche delle ossa. Complice l'alto tasso di vitamina K. Questa verdura dunque, "come anche gli spinaci, i cereali e l'olio vegetale - rivelano due studi, entrambi scozzesi e pubblicati sul quotidiano Daily Mail - aumentano la densità ossea e riducono la perdita di massa nelle donne appena entrate in menopausa". La ricerca condotta dall'ateneo di Aberdeen su donne tra i 49 e i 54 anni ha mostrato una relazione diretta tra alte dosi di vitamina k e maggiore densità ossea. I 'colleghi' dell'università di Dundee hanno rilevato invece che le vitamine K e D, insieme al calcio, fanno aumentare la densità delle ossa. Aggiungendo che "gli effetti possono essere raggiunti semplicemente scegliendo la dieta giusta, senza fare ricorso a integratori alimentari".

mercoledì 4 giugno 2008

Sesso: allarme adolescenti, in aumento sifilide e clamidia

Precoci, disinformati, promiscui. E sempre più a rischio malattie sessualmente trasmesse. I dermatologi lanciano l'allarme: sono gli adolescenti i primi a cadere nella rete di patologie come la clamidia, in aumento del 2% o la sifilide che torna a colpire dopo anni di silenzio, facendo registrare una lenta ma incessante recrudescenza del fenomeno. Le vittime ideali? Sono i 'bad guy' all'italiana: ragazzi alla continua ricerca dell'avventura di una sera, incuranti dei rischi e 'nemici' del profilattico, ma in compenso irrimediabilmente affascinati dal mondo dello sballo. Sesso e droga, un connubio che moltiplica i rischi. "L'uso di sostanze stupefacenti non fa che aggravare le malattie, interferendo anche con l’azione dei farmaci", avverte Mario Aricò, presidente della Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse), società scientifica che insieme all'Adoi (Associazione dei dermatologi ospedalieri italiani) organizza a Napoli, dal 28 al 31 maggio, il quarto Congresso nazionale unificato di dermatologia e venereologia. Il fenomeno è ancor più grave se riferito alla sifilide. "In questo caso la droga crea problemi depotenziando gli effetti della penicillina". Con conseguenze per la salute, legate anche al fatto che l’organismo ha più difficoltà a smaltire i farmaci. Gli esperti della Sidemast hanno osservato un ritorno di questa malattia dimenticata. La sifilide, che sembrava essersi estinta grazie alla scoperta della penicillina, è oggi una patologia in crescita. Soprattutto fra i giovani. Attualmente in Italia, spiega Aricò, si contano 1.200 nuovi casi. "Dopo l'impennata registrata nel 2001 e nel 2002 - ricorda il dermatologo - c'è stato un rallentamento. Ma la sifilide continua a correre e anche quest'anno i pazienti sono aumentati del 5%". A preoccupare gli esperti sono soprattutto le ragazze incinte che rappresentano il 10% dei pazienti. Una situazione ritenuta ancora più a rischio, dal momento che le mamme possono trasmettere l'infezione al nascituro attraverso la placenta. "In casi come questi - prosegue Aricò - è importante capire quando la giovane ha contratto la malattia per curarla tempestivamente con una terapia adeguata. Se la donna si è ammalata durante il primo o il secondo mese di gravidanza, il rischio di contagio è molto alto. Occorre intervenire al più presto per evitare patologie importanti al bambino: la sifilide congenita ha forme estremamente gravi. Se non la si riconosce può portare all'aborto o causare notevoli malformazioni al feto". Nel mirino della malattia finiscono soprattutto i giovani perché, spiega l'esperto, hanno abbassato la guardia. "Non c'è più attenzione ai campanelli d'allarme. Spesso i segnali fisici vengono ignorati e nel nostro reparto, nella clinica dermatologica dell'università di Palermo - segnala Aricò - arrivano sempre più pazienti con una sifilide allo stadio secondario". Alla diagnosi si arriva con circa 6-8 mesi di ritardo. Lo stesso avviene con le uretriti non gonococciche da clamidia. Infezioni sempre più diffuse nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni. L'aumento che è stato registrato quest'anno è del 2% circa. "Si tratta di patologie che possono dare problemi gravi soprattutto alla donna - avverte - perché impegnano tutto l'organo genitale. Un'infezione pelvica disseminata in soggetti immunodepressi può anche trasformarsi in setticemia". I dermatologi hanno anche problemi a capire quanti adolescenti contraggono la malattia: "I numeri che possiamo raccogliere negli ospedali non sono credibili - osserva Aricò - anche perché c'è una sacca di casi sommersi non indifferente. Spesso i ragazzi preferiscono restare nell'anonimato e si rivolgono ai propri amici, piuttosto che ricorrere all'aiuto di un medico".