venerdì 14 novembre 2008

Medicina: fibromialgia in rosa, male incompreso per 2 mln italiani

A prima vista sembrano persone sane, ma in realtà soffrono a 360 gradi: dolori diffusi e senza tregua, uniti a stanchezza, colon irritabile, alterata sensibilità a più parti del corpo, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e addirittura ansia o depressione in un caso su 4. Sono i malati incompresi di fibromialgia, una patologia cronica che colpisce 2 milioni di italiani, donne 9 volte su 10. Pazienti che rischiano lunghe odissee da un medico all'altro, e che prima di essere riconosciuti sono spesso costretti a convivere con l'impietosa l'etichetta di 'malati immaginari'. Perché per diagnosticare la fibromialgia non esistono per ora esami specifici. A puntare i riflettori su questa condizione tuttora misteriosa, forse causata da un 'tilt' dei circuiti neurologici che abbatte la soglia di sopportazione al dolore, è un opuscolo informativo dedicato da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) a tutte le italiane. Presentato oggi a Milano in Comune, il vademecum può essere anche scaricato online cliccando all'indirizzo www.ondaosservatorio.it. "Sebbene possa assomigliare a una malattia articolare - spiega Piercarlo Sarzi Puttini, direttore dell'Unità complessa di Reumatologia dell'ospedale Sacco del capoluogo lombardo - la fibromialgia non è artrite e non causa deformità articolari. È una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli. Per questo manca di alterazioni di laboratorio e gli esami non possono identificarla. La diagnosi dipende dai sintomi che il paziente riferisce, e questo può portare a considerarli 'immaginari' o non importanti. Naturalmente non è così". E per gestire la gravità dei sintomi che avvertono, questi malati hanno spesso bisogno anche di un supporto psicologico. O meglio di un "approccio 'biopsicosociale' - afferma Riccardo Torta, professore aggregato di Psicologia clinica e direttore della Struttura complessa di Psicologia clinica e oncologica dell'azienda San Giovanni Battista Le Molinette-università di Torino - che deve tenere conto della componente fisica, emozionale e relazionale" per ogni paziente. "Da vari anni - ricorda la presidente di Onda, Francesca Merzagora - nel mondo scientifico sta assumendo crescente evidenza l'osservazione che molte delle malattie che comportano dolori cronici, tendono ad avere una maggiore incidenza nel sesso femminile. Tra queste ha una particolare rilevanza la fibromialgia, che costituisce quindi un impegno prioritario per il nostro Osservatorio". Negli ultimi 10 anni, evidenzia una nota, la fibromialgia è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito le linee guida per la diagnosi. "Sebbene l'esame obiettivo (visita) sia solitamente nella norma e le persone possano apparire sane - sottolinea Sarzi Puttini - un attento esame dei loro muscoli rivela la presenza di aree dolenti in sedi specifiche". Non tutti i medici conoscono la fibromialgia, aggiunge l'esperto, ma "la maggior parte dei reumatologi sa come eseguire la valutazione dei 'tender points' per arrivare a una diagnosi". Eppure spesso i malati di fibromialgia "si sottopongono a molti test, e vengono visitati da molti specialisti mentre sono alla ricerca di una risposta sulla causa della loro malattia - dice Merzagora - Questo porta a paura e frustrazione, che può aumentare la percezione del dolore". Di questi pazienti "viene spesso detto che, poiché obiettivamente non hanno nulla e gli esami risultano nella norma, non hanno una reale malattia. I familiari, gli amici e il medico di famiglia possono quindi dubitare dell'esistenza di tali disturbi, aumentando l'isolamento, i sensi di colpa e la rabbia nei pazienti" che per il dolore a volte non riescono neppure a lavorare o a coltivare i rapporti sociali. Da qui il ruolo cruciale dell'informazione, ai pazienti e agli operatori sanitari. Parola di esperti, questi malati richiedono più attenzione e un approccio multidisciplinare che coinvolga il terapista della riabilitazione e occupazionale, il reumatologo o lo psicologo. Una strategia che deve prevedere un doppio intervento. "La frequente sovrapposizione di ansia, depressione e stress cronico nelle sintomatologie dolorose, compresa la fibromialgia - continua Torta - spiega il motivo dell'impiego di psicoterapie e antidepressivi: le prime per agire sulle componenti cognitive, comportamentali e relazionali investite dalla sofferenza, i secondi non solo per agire sul tono dell'umore, ma soprattutto per intervenire sulla componente dolorosa - puntualizza lo specialista - verso la quale questi farmaci esercitano una diretta azione di contenimento", precisa. Ma anche i gruppi di supporto, le pubblicazioni e i siti Internet rappresentano importanti 'alleati' per molti di questi pazienti. Perché spesso sapere che non si è soli può essere già di per sé un aiuto prezioso. Molti malati di fibromialgia migliorano e sono in grado di convivere con la propria condizione in maniera soddisfacente, assicurano i medici. Urge però una migliore comprensione delle cause e dei fattori che possono aggravare o rendere cronica questa patologia, così come sono auspicabili una migliore terapia farmacologica e la possibilità di fare prevenzione. (Adnkronos Salute)